domenica 22 agosto 2010

è più "listen to death from above" che "make love"...

Truzzo-music di emergenza per serate particolarmente depresse. E si balla troppo bene. 
volendo, si canta pure:

Calling me high in the telephone
Came by plane all alone
Spend the afternoon making a speech
Speech made you nervous that you couldn't eat
You came to show your mad love
You came to tell it's not enough
Come and erase me and take me with you
Kiss me I'm drunk don't worry it's true
I wanted to show you how mad is my love
Come and attack me it's not gonna hurt
Fight me, deny me if I fear when you're close
Let's make love and listen death from above

Uno dei miei soliti domenica sera sfigatelli sola davanti al computer a chiedermi "perchè, perchèèè, PeRcHèEèEè, TU?! perchè, perchèèè, PeRcHèEèEè IO?! e penso a tutti i miei tempi morti, a tutti quei momenti che avrebbero potuto essere stupendi se condivisi, se schiusi all'esterno e che invece restano qui, bloccati tra me e me, compagni tristi di serate solitarie. Oddio quanto non sto vivendo. Questo mese poi, cosa mi dovrebbe rappresentare? sto beatamente facendo finta di non esistere mentre fingo di studiare, solo, ho già rinunciato a recitare perchè sembri che me ne freghi qualcosa di questa famiglia, di questa città e di chi ci vive, perchè tutto ciò che vorrei è scappare scappare scappare... nel piccolo mondo di Chià, fra le braccia di uno dei protagonisti delle mie storie oniriche.
Sapete dove Mary Shelley prese l'idea per Frankenstein? Fu un sogno. Aveva passato il pomeriggio insieme al suo maritino poetico e a quel montato di Lord Byron a raccontarsi storie dell'orrore... e nella notte il suo subconscio fece tutto il resto, facendole immaginare il personaggio che l'ha resa immortale e più famosa del romantico sfigatissimo Percy. 
Dico solo che io funziono come Mary (e fortuna che non ho orgoglio ne autostima). Adoro starmene a letto nel dormiveglia a immaginare storie. Ne ho un sacco, alcune non sono ancora arrivate alla fine, nonostante continuino da quando facevo le medie. Quello che mi rende diversa da Mary-sama è non ho la forza ne il talento per prendere i miei Erick, Spike, Leo e Nikki vari e portarli in vita. I miei adorati non hanno la forza di vivere necessaria per uscire dalla mia testa e incarnarsi in carta ed inchiostro. Sono condannati a starsene qui, con me, ad aspettare all'infinito che il tempo passi finchè prima o poi io sarò fabbastanza felice da fare a meno di loro.  Intanto guardo i miei personaggi crescere, guadagnare spessore, vivere avventure e tormenti  mentre passano le notti a sfiorarsi il viso e a sussurrarsi, come parlassero di cavolate, quelle verità che hanno senso solo nel nostalgico mondo fantasy-gotico che ho creato per loro. Li ascolto giurarsi complicità eterna, li immagino sognare piogge di stelle cadenti con la sensazione della sabbia fredda sotto ai piedi ed il vento tra i capelli. 
Dite che se ora io andassi a dormire pensando a tutto questo, domani potrò svegliarmi con loro in Arcadia?
Se sparisco e di me non si sente più nulla sapete dove cercarmi. Anzi no, lasciatemi lì per favore.

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